Strumenti per poter modulare l’hyperarousal

Autore: dott. Roberto DE FILIPPO, psicologo dell’emergenza

Una coerente risposta individuale all’attivazione psicofisica innescata da eventi percepiti come stressanti nel proprio ambiente, includendovi esperienze personali e professionali ordinarie o francamente straordinarie, come sottolinea in merito la letteratura scientifica, deve comportare per le persone la possibilità di poter modulare l’hyperarousal, cioè l’iperattivazione, del Sistema Nervoso Autonomo, centrale nella risposta riflessa del processo dello stress.

Tale principio vale ovviamente anche per il personale operativo degli Enti deputati al soccorso, che a vario titolo interviene in scenari emergenziali, naturali o antropici; “i soccorritori si trovano ad operare in ambienti non definibili a priori, a gestire situazioni complesse, ad interagire con professionalità diverse, a confrontarsi con la morte ed a dover prestare soccorso a persone spesso in preda all’ansia ed allo shock” (Pietrantoni ed al. 2009)

Una generale e necessariamente stringata introduzione alle attuali conoscenze scientifiche circa le modalità di risposta degli esseri umani, sottoposti a forti o continui stress, potrà offrire il necessario quadro concettuale di riferimento entro il quale comprendere la validità del Metodo T.R.E.- Trauma Releasing Exercises, quale specifico trattamento mente-corpo da offrire al personale delle helping professions, implicato in esperienze di soccorso oppure di fronteggiamento di atti criminali o terroristici.

Il processo dello stress: reattività e regolazione neuronale

Il SNA-Sistema Nervoso Autonomo, ha la funzione di regolare l’omeostasi organismo, governando, tramite l’innervazione della muscolatura liscia, l’attività cardiovascolare, la digestione, il metabolismo e la termoregolazione, sia in condizioni di normalità che in condizioni di allarme ed è un sistema neuromotorio indipendente dalla volontà individuale. E’ formato da due circuiti neuronali, ben distinti e cooperanti: una branca ‘simpatica’, che tipicamente regola la funzione di attacco/fuga (fight or flight) ed una componente ‘parasimpatica’ che provvede all’attivazione di funzioni viscerali e somato-sensoriali. A sua volta la branca parasimpatica è anatomicamente e funzionalmente suddivisa in ‘ventrale’ (o mielinizzata) ed in ‘dorsale’ (non mielinizzata).

Negli esseri umani, ma anche negli altri mammiferi, i tre circuiti identificati del SNA operano in una stretta gerarchia funzionale, data dal tempo del loro sviluppo, predominando il più giovane sui più filogeneticamente più antichi. In condizioni ambientali ‘non sfidanti’ (Amadei, 2013, sulla Teoria Polivagale di Porges) ma comunque percepite come stressanti, reagiamo in prima battuta col sistema più evoluto (il parasimpatico ‘ventrale’, del ‘nervo vago mielinizzato’); se questo per molteplici fattori non risultasse appropriato per la ricerca biocomportamentale di sicurezza, un circuito più antico lo soppianterebbe (il ‘simpatico’ e se, infine, le precedenti risposte neuromotorie non avessero prodotto effetti omeostatici, dunque di adattamento alla situazione contingente, sarà innescato, in modo automatico, il circuito più antico di tutti: il parasimpatico ‘dorsale’, non mielinizzato.

Una metafora che viene proposta, dallo stesso Porges, per spiegare visivamente ed intuitivamente la complessa interazione tra i diversi circuiti intervenienti, è quella del ‘semaforo’. Parimenti al semaforo stradale, insito nel nostro naturale sistema di rilevamento del pericolo, vi sarebbe una sorta di semaforo ambientale che avrebbe lo scopo di attivare diversi circuiti neurologici del SNA e dunque spingere verso diversi comportamenti, considerati più appropriati sul piano dell’adattamento.

Così, a seconda di come interpretiamo un qualsiasi evento, potenzialmente minaccioso, quei vari circuiti neurali del SNA saranno diversamente e funzionalmente stimolati.

Attiveremo una risposta ‘verde’ quando ci troviamo a fronteggiare un evento che non rileviamo come fonte di minaccia per noi (es: una persona ci chiede delle indicazioni stradali); in questo caso sarà attivato il Sistema ‘parasimpatico’ mielinizzato, che ci predispone al confronto sociale, alla collaborazione, all’interazione con l’altro. Attiveremo, invece, una risposta ‘arancione’ quando l’ambiente ci offre degli stimoli avvertiti come minacciosi per l’integrità personale (es: siamo aggrediti verbalmente da qualcuno).

Lo stato di allerta aumenta e l’organismo si predispone ad una risposta riflessa, detta ‘di lotta e fuga’, ovvero di allontanamento o di fronteggiamento della minaccia, mediata dal sistema ‘simpatico’; va da sé che i precedenti circuiti, quelli della risposta cosidetta ‘verde’, vengono disattivati. Infine, quando il pericolo avvertito nell’ambiente è superiore alle possibilità stimate di risoluzione controllata, (es. subiamo un’aggressione fisica da uno sconosciuto) in cui non è possibile cercare un possibile dialogo (risposta verde), oppure scappare o attaccare (risposta gialla) la parte filogeneticamente più antica (Sistema ‘parasimpatico’ dorsale) viene attivata, attivando una risposta ‘rossa’, con disattivazione dei circuiti precedenti, obbligando a reazioni estreme, come distacco dal presente, cioè forme dissociative, fino arrivare al freezing, l’immobilizzazione con paura.

E’ importante sottolineare come il sistema più evoluto, appunto il parasimpatico ‘ventrale’, del ‘nervo vago mielinizzato’ sia coinvolto nella percezione e regolazione di stati di sicurezza e di calma che vengono avvertiti in situazioni di coinvolgimento sociale e di attaccamento interpersonale.

In condizioni ambientali ‘sfidanti’, al contrario, di forte allerta e pericolo, come ad esempio gli interventi che i soccorritori effettuano a vario titolo, la gerarchia funzionale esposta si sovverte ed i sistemi di risposta più antichi tendono a prendere il sopravvento, con l’attivazione del ramo ‘simpatico’ che promuove una risposta detta di ‘attacco e fuga’, non più modulata dall’attività del parasimpatico mielinizzato, oppure, come ultima risorsa disponibile, tramite l’attivazione del parasimpatico ‘dorsale’, non mielinizzato, che attiva comportamenti di immobilizzazione e di freezing. Il Sistema Nervoso Autonomo rappresenta dunque la connessione neurofisiologica tra cervello ed organi viscerali, un sistema di feedback che monitora e regola il funzionamento degli organi stessi.

E’ pure importante notare come l’organizzazione gerarchica dei sistemi interconnessi sia programmata per passare velocemente da un livello all’altro, in caso di necessità, solamente a partire da un sistema più evoluto ad uno meno evoluto; l’evoluzione sembra non aver tenuto particolare conto della bi-direzionalità, ovvero della disattivazione del sistema ‘parasimpatico’ non mielinizzato verso una predominanza di quello ‘simpatico’ ed infine, con la disattivazione di questi verso il ‘parasimpatico mielinizzato’, quello più evoluto e relazionale, nelle stesse modalità di velocizzazione della risposta neuromotoria.

Inoltre, considerando come la ricerca scientifica sostenga che la maggior parte delle malattie croniche sia autonomica o interessi il SNA, così come la maggioranza dei disturbi mentali preveda un’alterazione nella regolazione neurale dell’SNA (Porges, 2015) appare sempre più assodato come lo stato complessivo di salute psico-fisica si basi sulla ‘regolazione’ degli stati fisiologici legati all’attivazione dei circuiti neuromotori predetti e che tale capacità di co-regolazione possa infine essere appresa, in vari modi.

La mente incontra il corpo: il metodo Trauma Releasing Exercises

Il Metodo T.R.E. è una pratica neuromuscolare semplice ed adatta a tutti, ideata per stimolare la capacità del corpo di ricorrere al tremore (detto ‘tremore neurogeno’) per i rilascio di tensioni muscolari conseguenti ad eventi stressanti, acuti e cronici o francamente traumatici, sia di natura fisica che emozionale. La parola trauma è da intendersi in senso ampio.

Si mettono fondamentalmente in gioco il gruppo muscolare dell’ Ileopsoas. Tale gruppo muscolare, fondamentale sul piano posturale, è pure strettamente connesso al diaframma, attraverso il tessuto connettivo, dunque con la respirazione ed i riflessi neuromotori a seguito di forti emozioni, come la paura o la rabbia. E’ riconosciuto lo stretto rapporto con il processo dello stress; l’attivazione della branca del SNA, ramo ‘simpatico’, libera catecolamine (ormoni della corteccia surrenale, come Adrenalina, Noradrenalina, Cortisolo) che influiscono sulla biomeccanica del gruppo dell’Ileopsoas, contraendolo in modo costante e producendo infine una variegata sintomatologia sia a carico del sistema muscolare che degli organi addominali.

In altre parole, oltre agli eventi ordinari e straordinari cui gli operatori del soccorso debbono rispondere, le parti più antiche del nostro cervello non fanno alcuna distinzione tra un pericolo o minaccia all’integrità psicofisica esterna, come appunto la necessità di un soccorso immediato ed eventi interni altrettanto percepiti come minacciosi, come ad esempio la preoccupazione per il futuro o ricordi di un passato. In ambedue le situazioni, stimolate dal ‘Simpatico’, ampie zone muscolari ed in primis il gruppo muscolare dell’Ileopsoas, verranno interessate da un senso di costante tensione, contrazione, irrigidimento. Il successivo feedback al cervello, proveniente da queste aree muscolari, manterrà il circuito neurovegetativo aperto.

“Viviamo sotto il segno dell’amigdala (raggruppamento encefalico più strettamente connesso alle emozioni, particolarmente alla paura) anche nelle piccole cose e la conseguenza è stress, stress,… abbiamo bisogno di “abbassare l’intensità delle fiamme” , cioè di abbassare il tono del Simpatico ed a tale scopo nel nostro corpo esiste una “caserma dei pompieri”; si tratta della branca filogeneticamente più recente del SNA, il Parasimpatico mielinizzato… quando viene stimolata tale branca, si diffonde nel corpo una tendenza alla calma, ad un senso di conforto ed una generale sensazione di benefico lenimento si diffonde come un’onda nel corpo, nel cervello, nella mente” (Amadei, 2013)

Dunque appare degna di nota l’idea di promuovere l’integrazione neurale del Sistema Nervoso Autonomo, che a partire dall’attivazione volontaria del gruppo muscolare dell’Ileopsoas, attraverso la stimolazione del Simpatico, cui le ‘scariche neurogene’ appartengono, permetta l’oscillazione tra sistemi neurali nuovi e vecchi, così che gerarchicamente quello nuovo (Parasimpatico ‘mielinizzato’) prenda il controllo su quelli vecchi (Parasimpatico ‘non mielinizzato’ e Simpatico). Di fatto, un training neurovegetativo di fronteggiamento degli effetti cumulativi dello stress, patologicamene inteso.

Il metodo, sviluppato nel corso di un ventennio da David Berceli, divenuto in seguito psicoterapeuta di formazione bioenergetica, prevede l’apprendimento di modalità utili ad elicitare scariche neuro- muscolari autoindotte, profonde ed indolori, assolutamente spontanee in natura, che tuttavia gli esseri umani hanno una certa difficoltà ad esperirle naturalmente e che, apprese nel setting formativo, individuale o di gruppo, vengono sperimentate in tutta sicurezza, operando un reset dell’equilibrio neurofisiologico ed impedendo una cronicizzazione del disagio o risolvendolo quando già depositato nella struttura anche da lungo tempo.

Imparando ad attivare volontariamente questi tremori regolatori, è possibile intraprendere un percorso di autocura che si appoggia su meccanismi naturali di regolazione fisiologica; il metodo è dunque da intendersi come un viaggio di connessione mente-corpo che permette il rilascio di tensioni muscolari conseguenti a stati di stress, acuto e cronico, senza dover ricorrere necessariamente a rielaborazioni cognitive.

Studi neurofisiologici effettuati durante la pratica delle ‘scariche neurogene’, evidenziano l’insorgere e l’aumento di onde cerebrali ‘alpha’ (8-12 Hz), caratteristiche di stati di stati di rilassamento vigile, con abbassamento del battito cardiaco e generale percezione di quiete. (Cassiani Ingoni, 2016)

Inoltre i benefici documentati includono una maggiore flessibilità articolare (particolarmente nella zona pelvica e nella colonna vertebrale), il rilascio di contratture muscolari e dolori cronici e più in generale un miglioramento nella sintomatologia ansiosa da stress.

 

Riferimenti bibliografici:

  • AMADEI G: Mindfulness, ed. Il Mulino, 2013
  • BERCELI D: Metodo T.R.E., ed. Spazio Interiore, 2016
  • CASSIANI INGONI R: Tremore neurogeno e cervello, http://www.tre-italia.it
  • PIETRANTONI L. et al: Psicologia dell’emergenza, ed. Il Mulino, 2009
  • PORGES S: Applicazioni cliniche della Teoria Polivagale (.ppt), Roma, 2016

(02.03.2018)

Immagine: © Steve Haines/Sophie Standing 2016

 


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