Tremori neurogeni nella psicoterapia bioenergetica
Autrice: Micaela Lina, psicoterapeuta
Mi ha parlato del metodo un collega psicoterapeuta, sapeva che da anni ero alle prese con un dolore cronico alla schiena dovuto alla frattura di alcune vertebre, e così mi sono iscritta al corso con la speranza di risolvere o quanto meno alleviare il disagio. Praticandolo ho avuto modo di apprezzare i benefici che nel tempo apportava contribuendo, attraverso un graduale scioglimento delle tensioni fisiche, alla elaborazione corporea ed emotiva del trauma dell’incidente. Grazie a questa positiva esperienza personale ho deciso di intraprendere il percorso di formazione per imparare ad utilizzare la tecnica anche con i miei pazienti.
In generale il metodo è semplice, può essere appreso velocemente e utilizzato in autonomia. Come tecnica di rilassamento riequilibra in tempi brevi l’attività simpatica e parasimpatica del sistema nervoso vegetativo. La conseguente riduzione del livello di arousal porta a uno stato vigile e tranquillo percepito globalmente come un’esperienza piacevole, motivante e rinforzante. È un metodo particolarmente utile quando la persona desidera partecipare attivamente al processo di cura personale e/o non vuole prendere farmaci imparando a utilizzare le proprie risorse interiori.
Nel contesto di una terapia analitico-bioenergetica
Il TRE può essere proposto e utilizzato in modi diversi a seconda delle finalità e della fase del processo terapeutico. Una possibilità è quella di “ridurlo” a esercizio di rilassamento per aiutare a risolvere o migliorare un determinato sintomo come l’insonnia o il dolore articolare.
Il metodo può essere utilizzato, come gli esercizi di base della bioenergetica, anche per aumentare il radicamento a terra e per prendere coscienza e sciogliere la corazza muscolare. Gli esercizi corporei che stimolano il tremore coinvolgono principalmente i muscoli ileo-psoas, quindi la base della colonna vertebrale ed il bacino. Generalmente le vibrazioni evocate da tale lavoro corporeo sciolgono le tensioni di queste parti del corpo facilitando il grounding ossia la nostra capacità di radicamento a terra e di percezione di noi stessi. Personalmente ho potuto osservare come dare continuità nel tempo alle sessioni di tremore permettesse alle vibrazioni di andare sempre più in profondità e sciogliere tensioni appartenenti a esperienze stressanti o traumatiche sempre più antiche che possono coinvolgere qualsiasi distretto corporeo, segmento oculare compreso.
La sessione di tremore offre poi l’opportunità sia al paziente che al terapeuta di comprendere come la persona senta e si relazioni al proprio corpo e dunque, su un piano simbolico, come stia al mondo, con quali bisogni e modalità. Sentire il piacere o al contrario il timore di un movimento spontaneo nel corpo, osservare come, sotto forma di vibrazione, ci siano delle parti di esso nelle quali l’energia fluisce liberamente e altre in cui si blocca, imparare a gestire le pause nel corso della sessione o la sua durata complessiva, raccogliere i vissuti legati al passaggio dalle esperienze di tremore condotte dal terapeuta a quelle svolte in autonomia a casa, sono alcune delle esperienze che aprono territori di ulteriore approfondimento. Il profondo rilassamento generato dal tremore a volte è accompagnato da vissuti emotivi o ricordi di esperienze significative che possono essere elaborate grazie agli esercizi espressivi e all’analisi propri della Bioenergetica.
Il metodo TRE può poi essere di aiuto quando si muovono delle resistenze o si incontrano degli ostacoli nei confronti dei sopra citati lavori espressivo ed analitico. Chiunque operi in ambito psico-corporeo conosce le risorse e la capacità di autoguarigione insita in ognuno di noi ma anche quanto possa essere impegnativa e carica di ambivalenze la strada che conduce alla possibilità di attivare tale potenziale. Inconsciamente tutti noi sappiamo che il corpo è la nostra casa e che tornare ad esso curi ma sappiamo anche che, nel momento in cui lo faremo, non potremo decidere in quali stanze entrare e in quali no, abiteremo l’intera casa e alle volte questa consapevolezza spaventa.
Ci sono soglie che non possono essere varcate con la parola
Ci sono porte più difficili da aprire, si affacciano a quelle dimensioni della relazione o a quelle situazioni in cui ci siamo sentiti traditi, feriti, spaventati, arrabbiati, impotenti, soli. Ci sono poi soglie che non possono essere varcate con la parola perché aprono a esperienze per le quali non esistono parole in grado di nominare e descrivere. Esperienze inconsce o così precoci da appartenere a quel periodo della nostra vita in cui il linguaggio non era uno strumento di condivisione possibile.
Nella mia esperienza, personale e professionale, il metodo TRE a volte è stato d’aiuto per trovare le chiavi che consentissero di aprire tali porte o per varcare quelle soglie. Ciò grazie al fatto che il tremore neurogeno scioglie la corazza muscolare e libera dalla gabbia del loop fisiologico e psicologico connesso al trauma senza dover necessariamente ricorrere all’espressione emotiva e alla sua elaborazione analitica. Espressione ed elaborazione che credo sia importante poter alle volte considerare, in funzione delle circostanze, non solo inaccessibili ma anche da sospendere o superflue se non addirittura dannose quando ancorate ad un risultato desiderato dal paziente o dal terapeuta.
Tutte le volte che ho proposto il metodo TRE ho potuto osservare come esso si inserisse e contribuisse a creare una relazione di fiducia e cura non solo col proprio terapeuta ma soprattutto nei confronti del proprio corpo o, meglio, nel nostro essere mente-corpo (inteso non in termini concettuali ma concreti). Una relazione alla quale non siamo abituati perché identificati e dunque aggrappati ai nostri pensieri, alla nostra forza di volontà o capacità di controllo, alle nostre illusioni di onnipotenza.
Nessun intervento magico e nessun intento di evitamento, il metodo TRE invita semplicemente a far si che il corpo sia libero di esprimere la propria innata saggezza e, attraverso le vibrazioni, di promuovere l’autoregolazione, la salute, l’integrazione con la mente collaborando a un processo di vitale recupero di tutte le originarie potenzialità umane: fisiche, emotive, psichiche e spirituali.
Come è bene che sia il tremore è studiato, e sempre più compreso, nelle sue componenti fisiologiche. Come persona e professionista desidero condividere che fare esperienza concreta della saggezza del corpo, mio o delle persone che seguo, è per me contattare un mistero che non ha bisogno di parole per essere compreso, un mistero che va semplicemente riconosciuto e che, nel tempo, infonde sicurezza e fiducia, apre alla possibilità di arrendersi al corpo, al fluire della vita, a quella possibilità di attraversare, lasciare andare ed evolvere che rende l’esistenza più gioiosa e significativa.
Leggi anche: L’utilità del TRE nel percorso di counselling