Uno strumento straordinario nel counselling
Autrice: Paola Larice, counsellor
Da una decina di anni svolgo la professione di counsellor, dopo essermi formata presso l’Istituto Gestalt Trieste con il dr. Paolo Baiocchi. Ho anche frequentato il training per diventare TRE provider con Riccardo Cassiani Ingoni, ottenendo la qualifica nel 2012 e da allora utilizzo costantemente questo metodo. Vi racconto brevemente come utilizzo il TRE nella mia professione di Gestalt Counsellor, cercando di sintetizzare le due situazioni che mi capitano più comunemente.
Al principio del percorso di counselling: il TRE per superare la confusione
Una persona si rivolge a un counsellor quando ha bisogno di aiuto perché nella sua vita qualcosa non funziona, il mio compito è quindi quello di aiutarla a individuare quale sia il problema e a costruire assieme a lei un percorso di risoluzione. La persona che viene da me per la prima volta non è tenuta però a sapere come si svolge il lavoro, quello che sa è che non sta bene e io ho bisogno di conoscere qualcosa della sua storia per capire di che cosa si tratti. Succede però alle volte che la persona sia molto confusa, forse sfiduciata e poco collaborativa, proprio a causa di quelle stesse emozioni disturbanti che l’hanno spinta a chiedere aiuto.
Ecco allora che utilizzo uno strumento efficacissimo in queste circostanze: il tremore neurogeno. Chiedo quindi alla persona se è disponibile a provare e inizio subito: è straordinario come anche una sola seduta di TRE le permetta di ottenere un benessere immediato, offrendo proprio quel sollievo che cerca e che da tempo non trova. In seguito valuterò con quali strumenti proseguire, ma a questo punto ho già ottenuto un risultato positivo che mi facilita nell’instaurare una buona relazione con il cliente, un aspetto fondamentale che come gestaltista ho sempre ben presente.
Durante il percorso: il TRE per ritrovare se stessi
Altre volte la persona che cerca aiuto arriva alla prima seduta con le idee già chiare e sa bene qual è il suo problema. Può aver subito una perdita o una separazione, oppure avere difficoltà in famiglia, sul lavoro, nello svolgimento di qualche compito; di qualsiasi problema si tratti la persona lo espone e chiede aiuto per risolverlo. In casi come questo solitamente inizio il percorso offrendo al cliente un ampio spazio di ascolto, proseguo poi mettendo in atto tutto quello che serve per arrivare alla soluzione. Per far questo mi avvalgo delle varie tecniche che si utilizzano in Gestalt, a cominciare da quella più conosciuta: la sedia calda, strumento utilissimo per entrare in un profondo contatto con se stessi, con gli altri e anche con il problema. “Parlare a…” anziché “parlare di…” ci permette, infatti, di sentire e di esprimere quello che c’è di reale nel momento presente, gettando le basi per una effettiva trasformazione.
La persona un po’ alla volta si apre, impara a riconoscere e a gestire le emozioni, entra in contatto con il corpo anziché scappare per evitare il dolore. Si tratta di un positivo processo di apertura e espansione in cui occorre che il soggetto entri sempre più in “contatto” e ciò comporta inevitabilmente alcuni momenti di difficoltà. Anche se il processo viene svolto nella massima sicurezza, non tutti hanno la stessa capacità di reggere i vissuti disturbanti e alcuni entrano in crisi.
Anche in questo caso il TRE mi viene in soccorso in due diversi modi: il primo è costituito dalla sua funzione di scarico, che aiuta a ripristinare velocemente il benessere, l’altro dalla sua capacità di collegare la persona al corpo. Sappiamo, infatti, quanto sia generale la difficoltà di sentire il corpo, le emozioni, il dolore… e anche, paradossalmente, l’energia e la gioia che dal corpo sprigionano quando finalmente abbiamo trovato la strada della connessione.
Il percorso di aiuto termina quando l’obiettivo che avevamo concordato è raggiunto e, se oltre a questo, la persona è riuscita a migliorare la connessione fra corpo, mente ed emozioni sono sicura che le sue risorse sono potenziate e sono soddisfatta sia come Gestalt Counsellor sia come operatrice TRE.